
A prescindere dalle varie attività che si possono perseguire in un'azienda agricola, per me era sempre stato importante evitare di specializzarmi in un'unica fonte di reddito: volevo rimanere il più possibile versatile, in modo da avere sempre la possibilità di reagire ai cambiamenti delle condizioni di mercato. Inoltre i miei interessi erano talmente disparati, che non mi sarebbe proprio stato possibile occuparmi di un'unica forma di coltivazione. Nel corso degli anni questo modo di procedere si è sempre rivelato giusto.
Certo, ai tempi in cui ero un giovane contadino molti mi definivano uno "svitato" che con il suo metodo agricolo "non sarebbe andato lontano" e che quindi avrebbe dovuto ben presto vendere la fattoria. Il successo però mi ha dato ragione: nel corso degli anni ho potuto ampliare il Krameterhof facendogli raggiungere il doppio delle dimensioni che aveva quando l'ho ereditato, mentre molti di quelli che mi criticavano hanno dovuto abbandonare le loro fattorie o cercarsi un'altra fonte di reddito.
Attualmente il Krameterhofha una superficie di 45 ha che si estende sul versante meridionale dello Schwarzenberg, tra i 1100 e 1500 m sul livello del mare. Ancor oggi molti mi definiscono uno "svitato", ma la cosa non mi disturba più. Nel frattempo ho imparato che per molte persone è difficile accettare chi percorre una via non convenzionale. Un tipo del genere non può essere facilmente inquadrato, e neppure si presta a lasciarsi controllare e guidare, cosa che per alcuni sembra costituire una minaccia.
Il mio metodo di coltivazione alternativo è anche stato origine di numerose controversie, talora lunghe, difficili e logoranti, con le autorità.

Sopportare quei conflitti senza lasciarmi sviare dal mio cammino mi è costato molta energia. Il contrasto con l’elefantiaco apparato amministrativo che mi rendeva difficile vivere come contadino autonomo mi ha procurato parecchie notti insonni. Spesso ho avuto periodi difficili, nei quali non sapevo più come reggere a quelle dure prove. Per fortuna mia moglie Veronika mi ha sempre sostenuto in pieno ed è stata al mio fianco in tutti questi anni, aiutandomi a trovare la forza di andare avanti nonostante le disposizioni amministrative, le tasse speciali e altre vessazioni. Ho sempre attinto forza dalla natura: spesso, dopo essermi lasciato alle spalle un procedimento giudiziario complicato o dopo aver letto una delle molte perizie puramente teoriche, vagavo per ore tra le mie coltivazioni, raccogliendo sementi e seminandole subito in altri punti.
Anche dall’osservazione dei miei animali e delle mie piante ho sempre tratto nuova energia. La natura e la mia famiglia mi hanno aiutato a resistere malgrado il terrore esercitato dalle amministrazioni. Per me è incomprensibile che a una persona con idee innovative vengano messi così tanti ostacoli lungo il percorso. Per non essermi lasciato intimidire e non aver mai taciuto solo per compiacere qualcuno, mi sono fatto la fama di “agricoltore ribelle”. È ben triste che si debba diventare un “ribelle” per gestire una fattoria in armonia con la natura! Sono dell’opinione che l’apparato amministrativo odierno, le cui dimensioni sono spropositate, soffochi già sul nascere ogni pensiero creativo. In questo caso vale l’antico proverbio: «Il pesce inizia a puzzare dalla testa».
Dovremmo vivere la nostra democrazia invece di comportarci da lemming e seguire ciecamente la massa, altrimenti prima o poi perderemo sia la democrazia che i nostri diritti. Nella mia azienda agricola non ho problemi di sovrappopolazione dei cosiddetti parassiti, poiché la natura è perfetta e mantiene tutto in equilibrio. Mi piacerebbe che anche per la nostra amministrazione esistessero regolatori analoghi, in modo da non dover soccombere per via delle norme amministrative e da non dover assistere alla penalizzazione del pensiero creativo. Credo che tutti dovremmo impegnarci per riportare alla normalità questa situazione intollerabile di “sovrappopolazione amministrativa”.
Nove anni fa, nell’estate del 1995, avevo ricevuto dall’università delle risorse naturali e scienze biologiche di Vienna la richiesta di tenere un seminario da noi al Krameterhof. Nel corso di quel seminario avevo sentito per la prima volta un concetto adatto a definire il mio modo di coltivare: “permacultura”. Il termine era stato coniato dall’ecologo australiano Bill Mollison e dal suo allievo David Holmgren, e deriva dall’espressione inglese permanent agriculture, ovvero “agricoltura permanente e sostenibile”.
Con permacultura s’intende un’agricoltura secondo il modello naturale, basata sui cicli e sugli ecosistemi della natura.
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