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IPOTERMIA, ACCELERAZIONE CARDIACA E RIDUZIONE EUTIROX


LETTERA

DIETA CRUDISTA E RIDUZIONE EUTIROX

Gentile prof Valdo Vaccaro, sto cercando di avvicinarmi al tipo di alimentazione da lei consigliata. Sono vegana ma ancora non riesco a mangiare tutto crudo. Prendo eutirox 150mg e vorrei sospendere. Posso farlo e in che modo? Se sospendo di colpo è pericoloso?

ACCELERAZIONE CARDIACA E  BASSA TEMPERATURA CORPOREA

Ho notato ultimamente un'accelerazione cardiaca e credo sia dovuta al dosaggio che ora comincia a pesarmi. Ho notato pure che ho una temperatura corporea intorno ai 34/35°. La ringrazio anticipatamente
Lisa

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IPERTERMIA O FEBBRE DA UN LATO E  IPOTERMIA DALL'ALTRO

Ciao Lisa. Come scrive nel suo sito Maria Grazia Ramunno, Infermiera del servizio rianimazione al San Camillo di Roma, le temperature basse sono un rischio sottostimato. La temperatura corporea umana in condizioni normali varia da 36° C a 37° C. I meccanismi messi in atto dall'organismo per mantenere costante la temperatura corporea sono molteplici e vengono definiti con il termine termoregolazione. 

TERMOREGOLAZIONE REGOLATA DALL'IPOTALAMO E DAL SISTEMA GHIANDOLARE

La termoregolazione è una condizione di equilibrio tra quantità di calore prodotto (termogenesi) e quantità di lavoro perduta (termodispersione). Alla termoregolazione sovrintendono tutta una serie di strutture nervose presenti prevalentemente nella regione ipotalamica. In un individuo cosciente, la percezione del freddo induce il soggetto a vestire pesantemente, a muoversi, a riscaldare l'ambiente. La risposta centrale è data da una conservazione dal calore attraverso la vasocostrizione cutanea e la produzione di calore attraverso il brivido.

SOTTO I 35°C SIAMO IN ZONA IPOTERMIA

L'ipotermia si definisce come un abbassamento della temperatura corporea al di sotto dei 35° C. A questa temperatura, il sistema responsabile della termoregolazione si indebolisce perché la risposta fisiologica compensatoria, per ridurre la perdita di calore è parzialmente inibita.

IPOTERMIA PRIMARIA PER PERMANENZA IN AMBIENTE FREDDO

Possiamo riconoscere un’ipotermia accidentale o primaria, a seguito di permanenza in un ambiente freddo senza un’adeguata protezione, e un’ipotermia secondaria. L’ipotermia secondaria può rappresentare la complicanza di una patologia che influisce sul controllo centrale o periferico della termoregolazione.

IPOTERMIA SECONDARIA E CAUSE

Le cause dell’ipotermia secondaria sono principalmente 1) Diminuzione calore per  insufficienza endocrinologia e alimentazione insufficiente, 2) Perdita calore per esposizione ambientale, 3) Perdita calore per vasodilatazione indotta dall’assunzione di alcool, droghe e farmaci.  

DIVERSI LIVELLI DI IPOTERMIA

Le ipotermie si classificano in: lievi (36-34°C), moderate (34-30°C) e severe (<30 font="" nbsp="">La diminuzione della temperatura corporea determina delle manifestazioni cliniche relative al grado di classificazione. L’emoglobina fredda non può rilasciare ossigeno ai tessuti così velocemente come si ha in normotermia. Il problema risulta rilevante d esempio per un traumatizzato in debito di O2 , derivato soprattutto da emorragie, ipotensione e shock. L’ipotermia induce alla coagulopatia, promovendo ulteriori emorragie. Le funzioni cardiache sono depresse dal freddo, così come quelle ventilatorie, renali, epatiche e del sistema nervoso centrale. 

ANZIANITÀ, IPOTERMIA E SCARSA PERCEZIONE DEL FREDDO

Nelle persone anziane gravemente debilitate, una temperatura ambientale di soli pochi gradi più bassa della temperatura corporea può causare ipotermia. La maggior parte degli episodi di ipotermia viene innescata da temperature ambientali inferiori a 15,5 °C, ma gli anziani debilitati possono diventare ipotermici anche mentre si trovano a casa a temperature di 22-24 °C. Inoltre, molte modificazioni fisiologiche legate all’invecchiamento predispongono le persone anziane all’ipotermia, compresa la diminuzione della percezione del freddo. Le modificazioni della risposta alle catecolamine endogene riducono le risposte al freddo costituite dalla vasocostrizione e dai brividi. La riduzione della massa magra corporea riduce l’efficienza dei brividi per la produzione di calore. Anche il calo dell’attività fisica e la diminuzione dell’apporto calorico influenzano la capacità di produrre calore.

SINTOMI FISICI

I sintomi e i segni dell’ipotermia sono insidiosi e possono essere transitori. Sebbene le persone anziane con temperature corporee comprese fra i 35 ° e i 36,1 °C riferiscano spesso di sentire freddo, i pazienti con ipotermia già stabilitasi, di solito, non se ne accorgono, anche se sono freddi al tatto. I reperti clinici sono aspecifici e possono suggerire la presenza di altre patologie (p. es., ictus, malattie metaboliche).

EFFETTI ARTICOLARI, CUTANEI E SOTTOCUTANEI

Sebbene i brividi possano insorgere normalmente a una temperatura corporea di 35 °C, nella maggior parte dei pazienti ipotermici anziani sono assenti. Può essere presente, invece, una notevole rigidità. La loro cute è fredda e di colorito pallido cadaverico e i punti sottoposti a pressione hanno macchie eritematose, bollose o purpuriche. I tessuti sottocutanei hanno consistenza aumentata, probabilmente a causa dell’edema, che provoca anche gonfiore, specialmente del volto.

EFFETTI NEUROLOGICI ALLA MOTILITÀ E ALLA SENSORIALITÁ

I segnali neurologici comprendono l’eloquio lento e impacciato, l’andatura atassica e l’attenuazione dei riflessi tendinei profondi. La sonnolenza e la confusione mentale possono progredire fino al coma. È possibile la presenza di riflessi patologici e risposte plantari e le pupille possono essere dilatate e scarsamente reattive. Possono comparire anche segni focali, convulsioni, paralisi e ipofunzione sensoriale.

EFFETTI VASCOLARI E CARDIACI

Il sistema vascolare viene inizialmente stimolato dal freddo, che provoca vasocostrizione periferica, tachicardia e aumento della pressione arteriosa. Con il progredire dell’ipotermia, il muscolo cardiaco viene depresso e insorgono ipotensione e bradicardia sinusale progressiva. L’arresto cardiaco, dovuto a fibrillazione o asistolia ventricolare, diventa sempre più probabile quando la temperatura corporea scende al di sotto di 30 °C.

EFFETTI RENALI

Le risposte renali si attivano precocemente nell’ipotermia, quando l’aumento della frequenza cardiaca, della gittata cardiaca e del flusso ematico renale causano diuresi. In aggiunta, il freddo sopprime la secrezione di ormone antidiuretico e riduce la sensibilità tubulare alla sua azione, aumentando ulteriormente la diuresi. Via via che la deplezione di volume riduce il filtrato glomerulare e il flusso ematico renale, compaiono oliguria e necrosi tubolare.

EFFETTI POLMONARI

Le risposte polmonari comprendono la depressione della respirazione e del riflesso della tosse. L’atelectasia è praticamente costante e la polmonite è molto frequente. La comparsa di edema polmonare durante la fase di guarigione può essere legata sia all’aumento della permeabilità vascolare, sia allo scompenso cardiaco.

EFFETTI GASTROINTESTINALI

Le risposte gastrointestinali comprendono la riduzione della peristalsi e distensione addominale Meno di frequente, si instaura una dilatazione gastrica acuta con vomito. Può insorgere anche una pancreatite, ma di solito non si evidenzia fino all’aumento della temperatura corporea. Vi è pure una depressione del metabolismo epatico, per cui la metabolizzazione dei farmaci si può ridurre sensibilmente.

DIAGNOSI E USO DI TERMOMETRI

L’ipotermia viene spesso misconosciuta. la pratica clinica abituale è quella di ricercare ed escludere la febbre, non di ricercare ed escludere l’ipotermia. La patologia va sospettata se l’anamnesi o l’esame obiettivo sono compatibili con la sua presenza. La diagnosi di ipotermia richiede capacità di misurare le temperature corporee basse. A questo scopo possono essere usati i termometri per le basse temperature o i più costosi termistori o termocoppie. Termometri rettali con scale comprese tra i 28,9 e i 42,2 °C si possono trovare presso la maggior parte dei fornitori ospedalieri, anche se non vengono utilizzati comunemente. I termometri clinici classici, calibrati per temperature comprese fra i 34,4 e i 42,2 °C, probabilmente non saranno in grado di rilevare un’ipotermia.

ESAMI MEDICI DI LABORATORIO

Generalmente, nell’ipotermia, i dati di laboratorio non sono specifici. Emoconcentrazione, leucocitosi, acidosi lattica e trombocitopenia sono di comune riscontro. Gli esami di laboratorio devono comprendere l’emocromo, la conta piastrinica, lo studio della coagulazione, il dosaggio dell’azotemia, della creatininemia, della glicemia, degli elettroliti, dell’amilasemia e dell’amilasuria, i test di funzionalità epatica e tiroidea, l’emogasanalisi, il monitoraggio elettrocardiografico continuo, la radiografia dell’addome e del torace e il monitoraggio e la registrazione continui della temperatura corporea centrale.

IPOTERMIA ASSOCIATA A DIABETE, MA ANCHE A IPOGLICEMIA DA FARMACI

Nei pazienti con ipotermia, i livelli glicemici possono essere fuorvianti. In genere, si riscontra iperglicemia. Nella maggior parte dei casi, l’ipotermia provoca iperglicemia attraverso il meccanismo della gluconeogenesi indotta dai corticosteroidi e dalle catecolamine. Sebbene venga stimolata anche la secrezione di insulina, il freddo interferisce con la sua azione, incrementando ulteriormente la glicemia. Quando in un paziente ipotermico compare ipoglicemia, essa, di solito, è dovuta ai farmaci. In altre parole, l’ipoglicemia da farmaci causa l’ipotermia.

PREVENZIONE E DIFESE DAL FREDDO

Per gli anziani sensibili al freddo è necessario indossare indumenti supplementari, in particolare per le mani, i piedi e la testa, anche al chiuso. Un apporto calorico adeguato è importante. In aggiunta, un po’ di moto può contribuire ad aumentare la produzione di calore. I farmaci che possono alterare i meccanismi termoregolatori devono essere sospesi tutte le volte che è possibile farlo.

È EVIDENTE CHE EUTIROX ALTERA I MECCANISMI ENDOCRINI DELLA TERMOREGOLAZIONE

Questa lunga premessa sull'ipotermia mi sembra indispensabile, per far capire come le cose a volte siano complesse. Chiedermi dei pareri su  una riduzione di Eutirox in presenza di sintomi cardiologici e di ipotermia significa mettermi in difficoltà, anche se è evidente la necessità di procedere in quella direzione, viste le alterazioni che tutti i farmaci producono sui delicati meccanismi della termoregolazione. La ghiandola tiroide poi è il crocevia dei neurotrasmettitori legati alla crescita e alla temperatura corporale.

OGNUNO SI ASSUME LE SUE RESPONSABILITÀ

Ovvio che il mio non può essere considerato parere medico e che io non mi possa prendere responsabilità alcuna. Questi sono i classici casi in cui serve da parte del paziente un mix di autonomia, di coraggio, di prudenza, di sperimentazione in proprio e di assunzione di responsabilità. Assai difficile che un medico approvi dei tagli a farmaci come l'Eutirox.

PER L'IGIENE NATURALE NON ESISTE POSTO PER I FARMACI NEL CORPO UMANO

Per l'igienista invece è più che normale puntare a una progressiva, cosciente ed intelligente riduzione, visto che non concepisce nemmeno un vivere o un sopravvivere basato sui farmaci. È risaputo che i farmaci sono droghe autentiche dotate di effetti più o meno dopanti. Chiaro che ad ogni riduzione corrispondono degli effetti da astinenza, per cui serve anche saper stringere un po' i denti. Sospendere di colpo? Assolutamente no. Procedere in caso speditamente, monitorando, frenando, accelerando sulla base dei segnali corporali.

TESINE DA LEGGERE

- Svincolo progressivo e prudente dall'Eutirox, del 28/6/13
- Digiuno igienista e distacco da Eutirox, del 6/5/13
- Ipotiroidismo e farmacodipendenza Eutirox, del 23/4/13
- Finalmente libera dalla sclerosi, dalla tiroidite e da Eutirox, del 17/3/13

Valdo Vaccaro


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